Miniere e antichi mestieri lungo la via del ferro della Val Brembana

Oggi vi raccontiamo una bella escursione che inizia nel paese di Valtorta, un piccolo comune di 260 anime sparpagliate ai piedi del Pizzo Tre Signori. Come denota il suo stesso nome, questa località si trova al termine di una valle piuttosto tortuosa che segna il confine tra la Val Brembana e la Valsassina. Per secoli la sua ricchezza è stata legata all’estrazione e lavorazione del ferro e di altri minerali quali rame, piombo e zinco. Valtorta si trovava infatti lungo la cosiddetta Via del Ferro e l’itinerario che vi proponiamo oggi ci porterà a scoprire cosa è rimasto di questo passato.

La Via del Ferro: miniere e fucine

Prima di partire occorre spendere due parole sulla Via del Ferro dell’Alta Val Brembana. Si tratta di un percorso di 25km che collega Mezzoldo a Valtorta e permetteva ai valligiani di esportare i prodotti delle loro fucine verso la Valsassina e la Valtellina.

Si ritiene che già i Galli avessero iniziato a estrarre ferro da alcune miniere della zona ma questo commercio fiorì soprattutto nel Medioevo. Minatori, boscaioli, fabbri e carbonai era tutti impegnati nell’estrazione del materiale e nella sua lavorazione che permetteva di realizzare soprattutto lame, attrezzi agricoli e chiodi. E proprio nella produzione di chiodi si specializzarono gli abitanti di Valtorta tanto che vennero soprannominati “chiodaroli”.

Il nostro itinerario parte dall’ampio parcheggio nei pressi dell’ufficio turistico all’inizio del paese. Superata la chiesa parrocchiale e il campo da calcio seguiamo le indicazioni del sentiero CAI 104 che ci portano ad attraversare il torrente Stabina sull’antico ponte ad arco detto “dell’asino”. E’ un luogo fantastico e tranquillo, il torrente forma delle bellissime cascatelle e ci sono anche dei tavoli da pic-nic che invitano a sostare.

Oltre il ponte ci fermiamo ad ammirare tre degli edifici che formano l’ecomuseo di Valtorta, di cui parleremo più avanti. Si tratta di una fucina, un maglio e un mulino. Utilizzati per secoli fino all’inizio del Novecento questi tre edifici sfruttavano in maniera ingegnosa ed efficiente la forza della corrente lungo un canale artificiale. Dapprima l’acqua azionava una tromba eolica che incanalava un flusso di aria costante all’interno della forgia così da mantenere viva la fiamma della fucina e scaldare fino all’incandescenza piccoli pezzi di ferro. Questi venivano poi portati al maglio dove una ruota faceva muovere un grande martello che li trasformava in lamine. Infine, la stessa acqua azionava le pale di un mulino dove si macinava il granoturco, la segale e l’orzo.

Sulle orme dei minatori

Il sentiero prende ora a salire fino alle Baite di Roncal dove usciamo dal bosco e ammiriamo un’ottima vista su Valtorta e le cime delle Orobie che segnano il confine con la provincia di Lecco.

Raggiungiamo in breve il borgo di Scasletto appollaiato su un dosso a 1.088 metri. Questa contrada costituita da poche case raggiungibili ancora oggi solo a piedi è ancora abitata e incontriamo infatti uno degli abitanti con il quale scambiamo volentieri due parole.  Adesso il nostro itinerario abbandona il sentiero 104 che porta al Rifugio Grassi e continua a sinistra verso la Val Falghera in leggera discesa (questo tratto del percorso, sebbene perfettamente percorribile, non è segnalato con apposite indicazione. Consigliamo quindi di scaricare la guida di Altobrembo da questo link).

Dopo pochi minuti raggiungiamo la località Solario con una malga circondata da un gregge di pecore al pascolo. Al bivio un sentiero scende verso le miniere di Frer mentre l’altro continua in piano verso Costa Bassa. Noi seguiamo quest’ultimo e attraversiamo una bella e fresca faggeta. Raggiungiamo così Costa Alta a 1.110 metri dove scorgiamo tra la vegetazione i muri di contenimento che servivano per stoccare il materiale estratto durante lo scavo dei cunicoli delle gallerie.

L’itinerario continua nel bosco fino alla Fopa de Ros, amena località prativa dove si trovano un paio di malghe. In breve scendiamo e attraversiamo riattraversiamo il torrente Stabina. Qui si trova una reglana ovvero un forno di arrostimento dove il minerale estratto veniva “cotto” per depurarlo e renderlo più leggero da trasportare.

Le rocce che ci circondano, all’apparenza anonime, sono rocce magmatiche della Diorite di Val Biandino e Scisti di Edolo che ospitano al loro interno i caratteristici filoni di siderite da cui per secoli si è estratto il ferro altobrembano.

Ritorno a Valtorta: dalla natura alla bellezza dell’arte

Seguiamo verso valle la cosiddetta “Strada Malgatoria” perché questo tratto della Via del Ferro si sovrappone al tracciato utilizzato per portare le mandrie all’Alpe Camisolo-Lavezzo dove si trovano ampi prati e una importante zona mineraria.

Continuiamo lungo un falsopiano fino a incrociare l’imbocco di una miniera proprio all’incrocio con il sentiero proveniente dalle miniere di Frer. Con un ultimo tratto nel bosco raggiungiamo la carrabile che sale ai Piani di Ceresola, oggi località sciistica invernale collegata ai Piani di Bobbio. Scendiamo un tornate e poi riprende il sentiero che costeggia la provinciale fino a giungere a Valtorta in località Torre.

Decidiamo di fare una tappa per visitare la trecentesca chiesa di Sant’Antonio Abate. Restiamo ammirati dai bellissimi affreschi che decorano il presbiterio e i muri interni della chiesa. Realizzati da mano ignota nel Cinquecento, questi dipinti raccontano le storie di Cristo e di Sant’Antonio e rappresentano una sorta di Bibbia dei poveri.

Visita all’Ecomuseo di Valtorta: una memoria viva

Pochi minuti dopo eccoci di nuovo davanti alla parrocchiale dove ci attende l’ultima tappa del nostro giro: la visita al Museo Etnografico di Valtorta. Entriamo nell’antica Casa della Pretura dove con minuzia di dettagli sono stati ricostruiti alcuni ambienti lavorativi e gli spazi abitati di una tipica casa tradizionale dell’Alta Val Brembana. Gli oltre duemila oggetti esposti sono stati donati nel corso degli anni dagli stessi abitanti per conservare e tramandare la memoria del passato.

Al piano terra entriamo in una cucina e in una casera dove sono disposti alcuni strumenti per la lavorazione del latte e una caldaia utilizzata dalla Latteria Sociale di Valtorta per produrre il Formai de Mut e l’Agrì di Valtorta, oggi riconosciuti tra le eccellenze casearie della bergamasca e acquistabili nella vicina latteria.

Al primo piano ecco la camera da letto arredata in maniera molto semplice mentre al secondo entriamo nella stanza della filatura con un bel telaio usato per lavorare la lana, il lino e la canapa e in quella del fabbro con decine di oggetti e attrezzi in ferro.

Prima di salutare Valtorta c’è ancora tempo per una breve visita alla segheria idraulica che sorge a fianco del torrente Val Marcia. L’edificio è a due livelli: in quello inferiore è possibile vedere come la forza dell’acqua generi il movimento che viene trasmesso tramite un sistema a cinghie al livello superiore dove un telaio e una sega tagliano i tronchi in assi. Il Museo etnografico e gli edifici dell’Ecomuseo sono in genere visitabili il sabato e la domenica in estate oppure su prenotazione.

Pic nic ai Piani di Valtorta

Per terminare questa giornata in bellezza decidiamo di raggiungere i Piani di Valtorta per un pic nic. Bastano poco meno di cinque minuti in auto per raggiungere questo bel pianoro con tavoli, griglie e un bar aperto. Qui è possibile prendere il sole in totale relax ma anche fare due passi seguendo il percorso vita che attraversa la radura e due aree umide tra canneti e boschi di abeti sotto le vette imponenti delle Orobie.

Dettagli del percorso

Partenza/Arrivo: Valtorta

Tempo: 2 ore e mezza

Dislivello: 250 m

Periodo consigliato: primavera, estate, autunno

Sentieri CAI: 104 fino a Scasletto, poi seguire le informazioni descritte

Maggiori informazioni: Le Guide di Altobrembo 

Redatto da https://giteinlombardia.it/