Il turismo enogastronomico rappresenta un segmento sempre più importante dell’intero comparto, soprattutto quest’anno, in cui tanti italiani hanno preferito trascorrere le ferie in patria. Per questo le aziende vitivinicole sono chiamate a ripensare il loro ruolo in termini di accoglienza.
Non chiamatelo turismo del vino o del gusto, chiamatelo identità, chiamatelo racconto, chiamatelo business a valore e studiatene le sfaccettature, non fermatevi a un approccio superficiale. Ogni grande attività di promozione e marketing aziendale nasce sempre da una corretta percezione interna, da un’impostazione della strategia sui binari corretti, che sono poi quelli da cui partono i treni che trasportano i target giusti.
L’enoturismo è sempre più importante per l’economia del Paese
Per prima cosa, per pianificare la ripartenza dell’accoglienza internazionale in cantina avendo oggi il tempo di farlo, bisogna capire di cosa si sta parlando, perché la trasformazione di cantine e aziende agroalimentari da “luoghi” a “destinazioni” non è una missione banale. Non bastano un tavolo, un po’ di pane, due salumi e un giro in cantina che si conclude nel punto vendita per dire di essere imprenditori dell’accoglienza.
Negli ultimi anni l’enoturismo è un trend in crescita e rappresenta un segmento robusto del turismo, di prossimità e non, perché chi viaggia cerca esperienze più autentiche, facendo tappa nei paesi produttori di vino e visitando le regioni vinicole. L’altra ragione di questo successo è legata al fatto che l’enoturismo può includere altri segmenti turistici (culturale, patrimoniale e gastronomico), interessando più che semplici appassionati di vino o esperti di vino e, quindi, attira un gran numero di visitatori.
Una degustazione in cantina
A partire da queste premesse, il turismo enogastronomico rappresenta una nuova tipologia di turismo, all’interno del “gusto turistico”, che potrebbe essere indicato come “turismo enogastronomico territoriale”. L’offerta di enoturismo va oltre il semplice soddisfacimento di una domanda e dischiude enormi potenzialità, creando valore sia per il territorio che per i produttori di vino. Per le zone che ne fanno un punto del palinsesto locale offre la possibilità di generare ricchezza in un determinato luogo, valorizzandone anche il patrimonio.
L’enoturismo può infatti essere definito in vari modi: come una visita a vigneti, cantine, festival del vino e spettacoli del vino per i quali la degustazione di vini o l’esperienza delle peculiarità di una regione vinicola. Ecco spiegati i principali fattori motivanti per i visitatori.
Solitamente parte tutto dal desiderio di una visita in azienda, dalla voglia di conoscere il processo produttivo, le tradizioni, la storia e la cultura del vino ma anche del territorio e di una precisa zona attraverso immagini, valori economici, sociali ed estetici, elementi culturali e naturali. L’elemento meramente consumistico e commerciale passa sempre in secondo piano, cioè l’enoturista in genere non parte mai con l’idea di muoversi per l’acquisto del vino. Il vero “driver” della scelta di partire è fare un’esperienza.
Gli enoturisti tra le vigne vogliono conoscere ed emozionarsi
Per Karlsson, presidente di Bkwine: Svezia – Francia, ha recentemente ricordato che dal punto di vista dell’offerta, l’enoturismo può essere suddiviso in 4 categorie principali:
- Enoturismo “Porte Aperte”, che consiste nell’aprire le porte della cantina e nell’accoglienza per degustazioni e visite in cantina;
- Enoturismo “Edutainment”, consistente in qualcosa di più complesso e organizzato della semplice visita in cantina, ovvero un mix tra educazione e intrattenimento;
- Enoturismo “Disneyland”, da tradurre in progetti ad alto investimento, che offrono spesso anche contenuti o servizi non direttamente legati al vino;
- Enoturismo “Eventification”, ovvero eventi unici incentrati sul vino.
Nella definizione di un progetto di enoturismo, le cantine di successo si rifanno a 4 parole chiave: collaborazione, narrativa, esperienza e autenticità. In estrema sintesi: l’accoglienza ha bisogno di un network di proposte territoriali da vivere e all’interno delle quali poter spaziare; c’è poi bisogno di raccontare la propria identità, non solo attraverso la storia aziendale ma soprattutto sapendo emozionare il visitatore con le note personali o familiari che rendono unico il contesto; bisogna offrire esperienze da ricordare che restino impresse nella memoria; occorre poi essere genuini, come nella vita di tutti i giorni o quasi, senza recitare una parte, perché chi fa enoturismo per passione è un “cacciatore di autenticità”.
Redatto da https://www.italiaatavola.net/